Foto di copertina: la distribuzione degli annunci ad Amsterdam per interi appartamenti (rosso) o porzioni di immobili in condivisione (verde) fotografata da InsideAirbnb.com a fine 2018
Dal 2013 al 2017 gli annunci per affitti brevi nella capitale olandese sono cresciuti da 4,500 a 22,000. Nel gennaio 2014 la città aveva sottoscritto un patto con le piattaforme online stabilendo un limite di 60 giorni all’anno per la praticabilità degli affitti brevi. Da parte loro le piattaforme si impegnavano a contrastare gli abusi. Stante la poca efficacia di quest’accordo, nel 2017 la città ha introdotto l’obbligo di registrazione per le attività, pena una sanzione fino a 7000€, e dal gennaio 2018 il periodo di attività consentito è stato ridotto a 30 giorni. Alla fine del 2018 il numero degli annunci è sceso di quasi 2,000 unità.
Un ulteriore inasprimento delle norme è previsto per il 2019; allo studio il divieto assoluto di utilizzare per affitti turistici gli immobili di recente acquisizione. Una misura, questa, volta a contrastare l’ondata di speculazioni immobiliari, soprattutto da parte di investitori esteri, che sta ulteriormente aggravando il problema abitativo. Contemporaneamente, l’infrazione del limite dei 30 giorni potrebbe presto essere omologato a un crimine fiscale, con forte inasprimento delle sanzioni.