Foto di copertina © Grazia Galli
Firenze 11 marzo 2019
L’odierno battibecco sul numero di negozi aperti o chiusi in centro è l’ennesima dimostrazione della mancanza di una visione d’insieme della città e del suo territorio. Lo andiamo ripetendo da tempo, la politica deve riprendere in mano le redini del governo per svolgere quello che è il suo compito primario: garantire la coesione sociale ed economica e la sostenibilità dello sviluppo del territorio che è chiamata a amministrare.
A risolvere i problemi del centro storico non saranno, infatti, variazioni di piccola entità nel bilancio tra aperture e chiusure dei negozi, o la promozione dei “centri commerciali naturali” (definizione accattivante per indicare aggregazioni di negozi nel centro storico, la cui natura “di vicinato” data per implicita è tutt’altro che scontata).
Ciò che serve, anzi urge, sono nuove regole per tutti e per tutta la città, perché possa restare viva riguadagnando spazio anche alla libera impresa, ora soffocata come gli spazi abitativo e pubblico dalla pervasiva espansione dell’industria turistica, cui la politica a ogni livello istituzionale sembra aver consegnato la regia dello sviluppo economico e territoriale.
Siamo consapevoli che l’amministrazione comunale è solo l’ultimo livello del governo del territorio, ciò nonostante riteniamo che Comune e Città metropolitana di Firenze potrebbero far già molto se solo si dotassero del coraggio necessario a riprendere in mano i propri regolamenti, a partire da quello urbanistico e dal regolamento “Unesco”. Regolamenti che andrebbero purgati degli orpelli corporativi e ridisegnati non già per impedire l’apertura di un Mc Donald in piazza Duomo, di un ristorante in via Tornabuoni, o di un minimarket in san Lorenzo, ma per tutelare la diversificazione economica e l’equilibrio di strade, piazze e quartieri evitandone la trasformazione in parchi monotematici dedicati al consumo del turismo globale, pernottante o giornaliero, spending o mordi-e-fuggi che sia.
Già perché mentre si gioisce per qualche sparuta bottega che rinasce in centro l’intera città sta convertendosi in un esperienziale risto-albergo diffuso che espelle chi nella città vive e lavora, soffocando gli spazi e i servizi ad essi necessari fino a dissolvere la stessa idea di città.
Grazia Galli, Associazione Progetto Firenze
Per approfondire:
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