TRA SOSTA E BIVACCO MANCA LO SPAZIO URBANO

TRA SOSTA E BIVACCO MANCA LO SPAZIO URBANO

Foto di copertina © Emanuele Baciocchi.

Firenze, città d’arte, è tra le mete predilette del turismo globale. L’afflusso di turisti ha raggiunto dimensioni ragguardevoli, oltre 18 milioni di presenze sono attese per il 2018. Persone di ogni parte del mondo, con il proprio bagaglio di culture, esperienze, visioni, che arrivano per incontrare la bellezza e il genio di Firenze. Da queste persone la città potrebbe ricevere molto e altrettato dare, se solo se ne promuovesse l’incontro, la conoscenza, lo scambio, non solo in termini economici.

Sedersi a mangiare o riposare in centro? Solo a pagamento.

E quale momento potrebbe essere migliore se non quello in cui, dopo tanto girare con la testa all’insù, si sorseggia o si smangiucchia qualcosa in un’area attrezzata per la sosta, magari all’ombra? Già, magari! Perchè nel centro di Firenze mancano spazi attrezzati per la sosta dotati di un arredo urbano umanizzante (le famose panchine, i bagni pubblici gratuiti, i cestoni per la raccolta differenziata, l’ombra, eccetera). Gli unici posti dove le motitudini di turisti in pausa dai tour possono sedersi e trovar scampo dal sole o dalla pioggia sono bar e ristoranti. Esercizi commerciali i cui dehors, accessibili a pagamento, occupano ben 14 mila metri quadrati nell’area UNESCO e altri 6000 fuori di questa. Va da sè che un’accoglienza di questo tipo non favorisce incontri e scambi con i residenti, nè educa al rispetto della città.

Turisti mangiano all’ombra esterna di un dehors in piazza della Signoria, Firenze agosto 2018. Foto © Grazia Galli

La necessaria conseguenza è il degrado.

In mancanza di alternative vivibili ci si arrangia come viene: su i sagrati delle chiese, i basamenti dei monumenti, gli scalini di palazzi e case private, in terra o dovunque la fantasia inventi uno spazio (galleria di foto).

Piazza Duomo, Firenze. Foto © Massimo Lensi

E la forza dei numeri è tale da trasformare il volto monumentale della città. Un esempio per tutti: la loggia dei Lanzi, dove ormai grappoli di corpi stanchi depositati ovunque formano un’imprescindibile cornice alla vista dei capolavori scolpiti da Cellini e Giambologna.

Loggia dei Lanzi, Firenze. Foto © Massimo Lensi

Come con tutti i problemi lasciati a covare sotto la cenere, le cose ad un certo punto scappano di mano. Complice la maleducazione di pochi e la noncuranza di molti, ecco che ti ritrovi rifiuti e bivacchi fuor di misura che diventano un problema per lo stesso appeal turistico della città. A poco serve far scattare ordinanze e nuovi divieti. Al massimo si riesce a rendere la città ancor meno vivibile a tutti e a colpire fasce di marginalità abbandonata. Non è, infatti, pensabile che un divieto fermi il turismo cafone se l’unica alternativa al bivacco selvaggio è la sosta in locali a pagamento. Ad accoglienza inospitale la risposta non può che essere sgradevole.

Piazza Santo Spirito, Firenze. Foto © Massimo Lensi

Che fare dunque?

Per cominciare: le panchine. Sarebbe auspicabile che quelle rimosse dal centro storico nel corso degli ultimi anni fossero ripristinate. E che siano vere panchine, in materiale che non si surriscaldi sotto il sole. Piazze e strade dovrebbero poi tornare a essere patrimonio di tutti e per far questo le attuali concessioni per dehors andrebbero ridotte drasticamente in numero e durata.  In alcuni degli spazi ora in concessione ai privati potrebbero magari essere installati dei dehors pubblici. A patto, però, che non precludano, come accade ora, la possibilità di fruire di quel museo a cielo aperto che sono le strade e le piazze di Firenze.  In centro, del resto, non mancano posti degradati da recuperare a beneficio di tutti per creare angoli attrezzati per fermarsi a mangiare in compagnia. Alcuni chiassi e vicoli ben riparati da sole e pioggia, ora usati come latrine a cielo aperto, si potrebbero ripulire e attrezzare come spazio diurno rigorosamente pubblico per sedersi, mangiare, leggere o chiacchierare.