FIRENZE PROSSIMA: AGIRE SUBITO O SARÀ UNA SMART CITY A RENDERE PER RESIDENTI A PERDERE

FIRENZE PROSSIMA: AGIRE SUBITO O SARÀ UNA SMART CITY A RENDERE PER RESIDENTI A PERDERE

“Ritrovare l’equilibrio”, “Ricostruire e rafforzare le reti sociali”,

“Riportare residenti in centro”, “Stop a nuovi alberghi”,

“Sconti e facilitazioni per riportare immobili nel mercato degli affitti residenziali”.

Nei lunghi mesi della pandemia Firenze ha scoperto il vuoto lasciato dall’industria del turismo. Il crollo dei redditi per molti fiorentini e delle entrate per le casse comunali si è rivelato così importante da imporre la ricerca di nuove soluzioni. Dalla città policentrica dove tutto si trova in 15 minuti a piedi, alla capitale della formazione, tutte le ricette declinate per immunizzare Firenze contro il morbo presente e i mali del passato ripartono, almeno in apparenza, dall’unica linfa che la pandemia non ha del tutto prosciugato: i residenti.

La realtà rimane però ancorata all’imperativo di far ripartire quel che c’è. E diventa un tutt’uno con l’apparecchiare ogni strada, piazza e marciapiede per ridar fiato alla ristorazione.

A risanare la vivibilità per chi a Firenze vive e lavora occorre tempo e ci si penserà. Semmai si auspica un nuovo residente tipo: young, spending temporary.

Requisito indispensabile: essere arso dal sacro fuoco del nuovo Rinascimento fiorentino al punto da non desiderare altro che prendere casa nel centro Unesco e, nelle pause dello smart working tuffarsi per qualche mese nell’inedita experience di lente giornate nel museo diffuso per la Piana e frenetiche notti di eventi e consumo movidaro.

A noi, che residenti vorremmo restare, sedie e tavolini in strada piacerebbero pure. Però senza esagerare – perdinci! – e non usati a mo’ di cavallo di Troia per sottrarre definitivamente altro spazio pubblico e il diritto a dormire. Ne vorremmo semmai anche di pubblici e gratuiti per i residenti ovunque sia possibile, così come di bagni.

Siamo anche tra quelli cui non dispiacerebbe veder arrivare a Firenze ragazze e ragazzi da ogni parte del mondo interessati a sperimentarsi per qualche settimana o mese come artisti, startupper, studenti o artigiani. Purché vivano in stretta integrazione con giovani e anziani della città, non sulle loro spalle.

L’obiettivo primario da centrare, infatti, dovrebbe essere fatto di reciproca proficuità di scambi e pieno inserimento di tutte e tutti nelle prospettive di sviluppo che si vogliono dare al futuro di Firenze.

Ammesso che funzionino, i progetti sin qui declinati per ripopolare il centro storico potrebbero forse offrire nuove prospettive all’economia della rendita e al suo indotto, ma, in assenza di nuove regole, proporranno all’Amministrazione e alla città i problemi di sempre; aggravati semmai dalla necessità di nuovi strumenti per coprire i costi dei servizi a integrazione dell’attuale tassa di soggiorno (che andrebbe comunque ripensata per le ragioni già discusse qui).

Intervento pubblicato sul numero 357 di Cultura Commestibile del 6 giugno 2020

Limitarsi ad aiutare il mercato delle locazioni transitorie a riorganizzarsi diversificando a piacere secondo stagione e convenienze di profitto, difficilmente potrà tradursi in un effetto calmierante sui costi della vita, della casa e dei servizi, che rimarrebbero proibitivi e scadenti per lavoratori e residenti, vecchi e nuovi. Similmente, scarsa o nulla sarà la propulsione verso il ripristino di una rete economica, sociale, culturale e di servizi capillare e vissuta.

Mancherà in altre parole, proprio quel fervente genius loci che dovrebbe indurre un rilevante numero di giovani e smart workers a preferire Firenze a uno dei tanti ameni borghi, che in varie parti della Toscana e dell’Italia tutta propongono già offerte assai competitive e concrete, grazie anche ai finanziamenti ad hoc previsti nel PNRR.

Poiché non vorremmo essere i prossimi residenti indotti ad abbandonare Firenze, torniamo a segnalare l’urgente necessità di dotarsi di strumenti e nuove regole urbanistiche per tutelare lo spazio vitale della città nel suo variegato insieme di spazi e funzioni.

L’occasione per un primo deciso passo tra l’altro ci sarebbe subito: sono in corso, infatti, sia la stesura del nuovo Piano Operativo del Comune di Firenze, che andrà a sostituire il Regolamento Urbanistico “scaduto” lo scorso anno, sia una revisione della Legge Regionale 65 del 2014 (Norme per il governo del territorio).

Già molto si potrebbe ottenere introducendo in entrambe le norme precise direttive su cosa si possa considerare residenziale e cosa no, insieme a più specifiche classificazioni d’uso per la ricettività extralberghiera e l’affitto di durata inferiore a un anno.

Il ritaglio è preso dal Corriere Fiorentino del 30 maggio 2021.

Diversificare ciò che ora rientra nell’unica classificazione “residenziale” introdurrebbe finalmente l’obbligo di cambiare la destinazione d’uso dell’immobile per ogni impiego differente dall’abitativo in senso proprio, dotando da una parte i Comuni della concreta possibilità di limitare la concentrazione e la diffusione eccessiva di immobili destinati a ricettività di breve e medio termine, dall’altra offrendo ai residenti strumenti, ora inesistenti, per non ritrovarsi più obbligati a sobbarcarsi anche una parte dei costi d’impresa di queste attività (ne abbiamo dettagliatamente scritto qui).

Riconvertire il destino di Firenze, scongiurando il rischio di restare definitivamente appesa al volubile borsino del turismo globale sarà difficile e certo richiederà tempo. Se non s’inizia ad agire ora, però, domani sarà impossibile.