FIRENZE. UN’IDEA DI CITTA’ PER UNA CITTA’ SENZA IDEE. UN LIBRO

FIRENZE. UN’IDEA DI CITTA’ PER UNA CITTA’ SENZA IDEE. UN LIBRO

La Nardini Editore ha di recente pubblicato un libro su Firenze breve e interessante, appartenente a quel genere di letteratura panflettistica che, in tempi di confusione del quotidiano, aiuta il lettore prendendolo per mano e accompagnandolo nei misteri della città. L’autore di “Firenze. Un’idea di città per una città senza idee”, un certo Alessandro Conforti Umiliati su cui torneremo a breve, raccoglie in poche decine di pagine i problemi irrisolti della città. Una lista di magagne urbane avvolte nella più impenetrabile nebbia, la cui chiave di lettura, però, sta nell’esercizio retorico dei “perché” su cui ruota tutta l’analisi, rivolti all’elettore delle prossime amministrative: perché questo problema non sarà affrontato nella prossima campagna elettorale?

I “perché” senza risposta sono numerosi: il complesso di Sant’Orsola, il centro storico, l’alta velocità e la stazione Foster, la turistizzazione di Firenze, la scuola dei Carabinieri, la tramvia, il nuovo stadio, le periferie e tanti altri ancora. L’autore si confronta con il vecchio padre, che incarna la parte storica e documentale del racconto, in un irresistibile duetto generazionale in nome del pragmatismo, della resilienza e del disagio di vivere a Firenze.

“Non c’è una cabina di regia, un tavolo di elaborazione e di confronto, non un tentativo, malgrado le ingenti risorse portate dal turismo e l’esistenza di un enorme patrimonio edilizio pubblico e privato, di mantenere vivo e abitato, perché solo se abitato sarà vivo, il centro cittadino”

L’autore è duro come un macigno e punta il dito, senza citarli se non con acronimi (DN, MR), sui responsabili delle amministrazioni comunali che in questi anni hanno accompagnato la trasformazione di Firenze. Già, ma quale trasformazione? Scrive Conforti Umiliati: “Si trasforma questa città in un’unica immensa casa vacanza, circondata da strade e piazze degradate, dove non si aggirano cittadini ma si affacciano solo i locandieri e i venditori di ‘oggetti tipici’ fabbricati nei vari paesi del sud est asiatico, con una conseguentemente desertificazione delle relazioni umane”.

Alle domande l’autore non vuole dare risposta, come non intende rivelare la propria identità, pur lasciando evidenti tracce. Alessandro Conforti Umiliati, infatti, è un nom de plume sotto cui si cela una persona che conosce molto bene la macchina amministrativa e che ha avuto rapporti lunghi e articolati con la sinistra di governo della città. La mancanza di una risposta finale è forse il limite teorico del libro che comunque è godibile e divertente. E se proprio vogliamo, questa risposta la si può scovare nella citazione finale di Romano Prodi: “La verità è che un grande politico dovrebbe avere conoscenze tecniche, un grande tecnico dovrebbe avere raffinatezza politica nel momento in cui gestisce cose e persone”. In altre parole una sintesi, umana e politica, che a Firenze è moneta ormai rara.