ICAM O CASA FAMIGLIA PROTETTA A FIRENZE. APPELLO AL CAPO DEL DAP E AL MINISTRO DI GIUSTIZIA

ICAM O CASA FAMIGLIA PROTETTA A FIRENZE. APPELLO AL CAPO DEL DAP E AL MINISTRO DI GIUSTIZIA

Foto di copertina: la struttura dove dovrebbe aprire l’ICAM

Firenze, 1 gennaio 2020

A Firenze i tempi per l’apertura dell’Icam (Istituto a custodia attenuata per madri detenute), o di una Casa Famiglia Protetta, si sono dilatati all’infinito.

Da quando furono compiuti i primi passi nel lontano 2006, poco è stato fatto di concreto: solo una lunga fila di rinvii a tempo illimitato, burocrazie e tante promesse. Siamo nel 2020 e l’unica struttura territoriale per i bambini e le loro madri detenute è tuttora il nido del carcere di Sollicciano.

La disponibilità manifestata in questi giorni dal Comune di Firenze a lavorare su un progetto per permettere alle associazioni di volontariato di accompagnare i bimbi all’esterno del carcere – per alcune ore al giorno e senza le madri – non può che essere una misura temporanea in attesa della definitiva apertura delle strutture previste per legge.

Ciò che, infatti, molti sembrano dimenticare è che nel nostro ordinamento esiste una legge, la numero 62/2011, rivolta a favorire il rapporto tra madre e figlio minore, nel corso del processo penale e durante l’esecuzione della pena. Una legge dello Stato che contiene dei limiti e delle incertezze, certo, ma che a Firenze potrebbe essere applicata con facilità grazie alla disponibilità di una struttura di accoglienza e a una forte coesione politica territoriale.

Per queste ragioni, rivolgo un forte appello al capo del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), Francesco Basentini, e al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, affinché intervengano per sbloccare in modo definitivo l’iter burocratico per la realizzazione dell’Icam, o di una Casa Famiglia Protetta a Firenze.

Massimo Lensi, presidente dell’Associazione Progetto Firenze