LA MORALE DEL FIORENTINO TURISTA “PER SBAGLIO”

LA MORALE DEL FIORENTINO TURISTA “PER SBAGLIO”

Foto di copertina © Massimo Lensi

La fila dei turisti per entrare al Duomo? Di già! – mi son chiesto allibito. Un signore in fila, ridacchiando, mi risponde – Macché turista, e son di Rifredi. Sai, faccio come i musulmani alla Mecca: almeno una volta nella mi’ vita ni’ Domo ci voglio entrare anch’io. E se non ora quando?

Domenica 24 maggio 2020: fiorentini felicemente in fila per godersi finalmente le bellezze della propria città

L’episodio è accaduto a chi scrive e ha scattato foto domenica 24 maggio in piazza del Duomo, dove, normalmente, non si riesce a transitare se non sgomitando a mulinello a causa del numero eccessivo di turisti.

Il turista “per sbaglio” fiorentino non ha torto. In questi frenetici giorni si discute molto di ripresa economica. La Fase 2 si avvia alla conclusione e la pandemia pare un lontano incubo. Però il Covid-19 c’è ancora, anche se per molti amministratori di città d’arte l’unica soluzione per fronteggiare la recessione sembra essere la stessa di sempre: il turismo di massa. Nonostante la globalizzazione in ginocchio e l’ansia da prestazione dei Paesi turistici europei, si rischia di tornare sui propri passi ripercorrendo gli errori del passato, quelli che, non scordiamocelo, fanno la differenza nell’affrontare la crisi economica tra una città consumata dall’industria turistica e una “normale”.

Qui vi presentiamo un piccolo set di tre foto scattate dallo stesso punto di osservazione: via Martelli, a due passi da piazza del Duomo. La prima è la classica foto di Firenze alle prese con l’overtourism, la seconda è stata scattata durante il lockdown della Fase 1, e la terza, di ieri, riprende la Firenze che riparte con i suoi residenti alla scoperta del centro storico in una bella giornata di sole, come il nostro turista “per sbaglio”.

Firenze in overtourism
Firenze in lockdown
Firenze alla fine della fase 2

In una recente intervista, Marco D’Eramo ha osservato che sarà difficile rinunciare alla libertà di movimento, in quanto parte essenziale della costituzione materiale della modernità. Siamo d’accordo, ma ci permettiamo di aggiungere che per evitare di ricadere negli errori del passato, oggi sotto gli occhi di tutti, e nella città consumata e mercificata dall’industria turistica qualcosa in verità si potrebbe fare. Per esempio perseguire un nuovo modello urbano, strategico anche per riportare la residenza nel centro storico, basato su politiche di investimenti per cambiare l’attuale modello di sviluppo e favorire la riconversione e la diversificazione economica. Un modello compatibile con quote di turismo che Firenze possa assorbire senza stravolgere il suo tessuto economico più intimo, quello legato a filiere che potrebbero anche risorgere a breve, se ben aiutate dalle politiche degli Enti pubblici; in altre parole: guardare a Firenze in una visuale metropolitana e meno “centro-storico” referente.

Tutto si può fare, basta volerlo. Anche perché la morale di questa storia è semplice e l’ha indicata il nostro turista “per sbaglio”: Firenze è di tutti, basta rispettarla e seguire nuove regole di convivenza sociale.