L’ALTRA FIRENZE: UMANITÀ CHE RESISTE

L’ALTRA FIRENZE: UMANITÀ CHE RESISTE

Foto di copertina © Massimo Lensi.

I fiorentini hanno una antica consuetudine con la solidarietà. Le associazioni, laiche o confessionali, impegnate nel sociale sono molte. Ma tante, per lo più sconosciute, sono le persone che trovano un modo di aiutare chi è in difficoltà senza darlo a vedere. A volte semplicemente allungano qualche spicciolo, vestiario o qualcosa da mangiare, altre volte offrono sostegno, un amicizia cui far riferimento. Storie semplici che, per chi non ha nulla e vive in strada, fanno la differenza tra dignità e disperazione.

Fiorentini che non si rassegnano alla disumanizzazione della città vetrina.

C’è la Firenze solidale che serra i banchi del mercato di San Lorenzo abbracciando la comunità somala colpita a morte nel 2011; quella che di fronte a un nuovo omicidio di un immigrato nel 2018 scende in piazza per stringersi attorno ai suoi cari e ribadire il proprio no al razzismo e all’odio.

C’è la mensa di San Francesco Poverino in piazza Santissima Annunziata, dove chiunque può trovare un piatto caldo. C’è “Mario”, che sbarca il lunario facendo piccole commissioni tra il mercato di San Lorenzo e largo Alinari, dove tiene pulitissima la sua postazione. Odia le cicche in terra. C’è “Mister X”, che gira per il centro parlando una lingua incomprensibile, senza dar noia ad alcuno. D’estate si cosparge d’alcol per rinferscarsi. C’è “Ugo”, alle spalle una storia sofferta dall’infanzia, qualche passaggio per i manicomi ante riforma Basaglia e ora la repulsione totale verso qualsiasi tipo di soluzione istituzionale di assistenza. Cammina con grande fatica, però ha trovato un sostegno tra i negozianti della stazione. E c’è “Forrest Gump”, o almeno così lo chiama mezza Firenze. Non è un senza casa, ma per le strade di Firenze passa la giornata correndo. Percorre le solite vie con metodo e sul suo passaggio si può settare l’orologio. Pensa ad alta voce  – spesso, anzi, urla per superare i rumori del traffico –  e le cose che dice danno da pensare. Detesta il rumore dei trolley trascinati ovunque dai turisti. E c’è il grande Carlo Monni, che “con la miseria in tasca e la poesia in bocca” dalla strada e per la strada aveva creato arte. Un grande camminatore che, ne siamo certi, ora lotterebbe con noi.

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