Foto di copertina © Massimo Lensi
Firenze non sa darsi una Moschea. Da anni la Comunità mussulmana cerca un luogo adeguato a riunirsi in preghiera, da poter acquisire o affittare. Ogni volta sembra quella buona, poi non si sa perché l’accordo salta sempre.
Eppure, garanzie da offrire per un immobile decoroso la Comunità ne ha, eccome, a cominciare dal denaro raccolto dalla comunità stessa. Di referenze anche, ne può presentare di ottime e abbondanti: almeno una per ciascuna e ciascuno di quella miriade di persone e piccole imprese che, con il loro lavoro, tengono in piedi anche quella formidabile macchina del consumo che è il centro storico di Firenze.
Il filosofo Givone, intervistato oggi dal Corriere Fiorentino, ritiene che a ostacolare l’apertura di una Moschea in centro siano proprio la rendita immobiliare e gli interessi di quanti fondano i propri guadagni sul patrimonio della città, complice una politica amministrativa remissiva allo status quo.
Dunque Firenze non sa darsi una Moschea perché la si vorrebbe in centro, ma chi del centro dispone a questo si oppone.
L’’ipotesi è ragionevolmente probabile. Il problema non sarebbe dunque la Moschea in sé, ma il farla in centro, dove parrebbe naturale volerla, al pari del Duomo, o della Sinagoga. La città vetrina, che al popolo ha sottratto case, piazze e strade, espellendone ogni istituzione e servizio a fruibilità pubblica e musealizzando le Chiese, ora fa muro di fronte a quello che potrebbe essere un significativo, seppur unico, simbolo di riappropriazione della città da parte di chi la vive e anima davvero.
Che questo accada a opera della rendita privata non stupisce, è meschino si dirà, ma ha una sua (miope) logica. Meno accettabile è invece l’inazione della politica tutta e di quanti a ogni festa comandata danno mostra di auspicare il ripensamento di un’economia troppo sbilanciata su rendita e consumi.
Le regole, quelle che in tanti ci ostiniamo a chiedere, è ora che chi è deputato a governare e amministrare si decida a farle, riportando equità e giustizia laddove mancano da troppo tempo.
La Comunità mussulmana non pretende favori, al pari di tutti gli altri residenti chiede equità e rispetto, a iniziare dal riconoscere a tutti, nessuno escluso, la possibilità di non consumare la città ma di viverla. In ogni suo spazio pubblico.