foto di copertina: piazza S. Spirito © Massimo Lensi
Progetto Firenze è un’associazione nata per promuovere un nuovo modo di vivere la città. Aderire all’appello “Firenze Popolare” è stato per noi immediato, perché siamo convinti che Firenze sia di tutti e tale possa tornare a essere davvero solo se tutto il suo popolo sarà coinvolto in un progetto di affrancamento da quel modello di sviluppo che l’ha portata prima all’invivibilità e oggi alla crisi più nera.
Di Firenze si è fatto motore dell’industria turistica rinunciando a ogni dovere istituzionale di governarne la comunità e consegnando l’intera città al mercato del turismo di massa.
Un mercato dominato da oligopoli che, a Firenze come in altre città, investono il minimo indispensabile a estrarre ricchezza da ogni aspetto della vita quotidiana, lasciando solo briciole dei loro enormi guadagni, mentre demoliscono pezzo per pezzo il capitale umano, sociale ed economico locale.
Da tempo questo è il solo settore in crescita e, da troppi anni, l’unico centro dell’attenzione amministrativa.
Anche il bilancio comunale è stato incentrato sui proventi dalla tassa di soggiorno e dai ticket per i bus turistici, rispetto ai quali ogni aspetto della vita cittadina diventa secondario. Che sia la fruibilità dei beni comuni, della mobilità e degli spazi pubblici, il diritto a un’equa ripartizione dei costi condominiali e per lo smaltimento rifiuti, la tutela dello spazio abitativo dell’intera città, tutto passa in subordine quando è la città a farsi merce.

È così che, invece di favorire lo sviluppo del capitale umano e la sostenibilità sociale e ambientale, rispondendo alle istanze dei nostri giovani – magari condividendo con loro nuovi approcci alla cultura, alla ricerca, all’applicazione delle nuove tecnologie per rivitalizzare preziose tradizioni di eccellenza nell’artigianato e nella manifattura – si è puntato tutto il puntabile su un unico settore, per di più a basso valore aggiunto, che crea sì lavoro diffuso, ma al prezzo di salari impoveriti, tutele ridotte e crescenti disparità nella distribuzione del reddito. Molto altro per giovani e meno giovani non si trova più nel mercato del lavoro fiorentino, e ora neanche quello.

Quella che per secoli è stata una risorsa di crescita, non solo economica, per Firenze, è divenuta una macchina infernale che ne ha succhiato la linfa vitale. Sta ora a noi approfittare della crisi per correggerne gli errori.

Certo, non tutti avremo le stesse idee e priorità di azione, nessuno avrà la ricetta magica in tasca e ci sarà molto da discutere. Tuttavia un solido punto in comune da cui ripartire c’è: un tenace amore per Firenze. Quello stesso che indusse Hans Christian Andersen a immaginare una fiaba in cui anche il porcellino di bronzo ne manifestava consapevolezza, tanto che “aveva insegnato al ragazzo che Firenze era come un libro di illustrazioni, se solo lo si voleva sfogliare”.