Chi cerca spazio per quello che fino a pochi anni fa era considerato come un’espressione di curiosità, apertura a nuove esperienze, incontri, arricchimento culturale – il viaggio – deve oggi fare i conti con cambiamenti profondi che rischiano di sottrarre per sempre la libertà di movimento ai viaggiatori e lo spazio abitativo ai residenti.
In un mondo che sembra aver perso la capacità di guardare le cose nella prospettiva di medio-lungo periodo potrà forse sembrare paradossale, ma, in assenza di nuove regole, il contrappasso dell’ampliamento della platea di quanti oggi possono permettersi anche solo un breve viaggio sembra inesorabilmente quello di assistere impotenti alla trasformazione delle tanto agognate mete di attrazione in sintetiche bolge del turismo di massa, o in paradisi per soli ricchi.
Il turismo è ormai diventato una grande industria che macina profitti e in un Paese come il nostro con scarsa attitudine a investire in ricerca e sviluppo, le prospettive di guadagno rapido e facile offerte dalla sofisticata macchina da guerra del marketing turistico diventano irresistibili.
L’affermarsi di quella che una volta aveva ragione di chiamarsi “sharing economy” (economia della condivisione), ha per di più offerto alla politica nazionale e locale una formidabile leva per ottenre il consenso popolare a un progetto di sviluppo che di condiviso ha sempre meno. Dopo Venezia, sono ormai decine le città italiane in cui lo sprawl di ristoranti, alberghi, locazioni extralberghiere e servizi al turismo di più varia natura ha assunto dimensioni tali da soffocare lo spazio abitativo e ogni altra forma di impresa. In molte di queste città le presenze turistiche giornaliere equivalgono o superano il numero dei residenti con il conseguente aumento esponenziale della spesa necessaria ad assicurare la tenuta dei servizi essenziali. Se questo aggrava ulteriormente la pressione sui residenti e la spinta allo spopolamento, alle piccole imprese locali non va meglio. Le necessità di cassa spingono sempre di più le amministrazioni a ricorrere alla finanza di progetto, quando non alla vendita del patrimonio pubblico, aprendo la porta a cordate imprenditoriali dell’industria turistica, il cui unico legame con il territorio sta, per l’appunto, nel suo sfruttamento.
Del resto solo le grandi imprese sono in grado di trasformare, in sinergia perfetta con le amministrazioni cittadine, anche l’Overtourism in risorsa.
Ecco dunque che, in un baleno il libero viaggiatore si ritrova a dover fare i conti oltre che con le code e le folle del selfie, con ben più ostili e deliberate barriere economiche – tasse di soggiorno, di sbarco, biglietti e tornelli d’ingresso, aumento dei biglietti per i musei ecc. – o securitarie – rimozione delle panchine, ordinanze antibivacco, estensione del daspo urbano al “turismo cafone” ecc.
Anche su questo il marketing turistico e la politica sanno come muoversi per creare il consenso tra i residenti esasperati dai problemi che tanta folla porta fin dentro il più piccolo condominio della città. Basta far partire la macchina della propaganda, demonizzare il turismo giornaliero (stigmatizzato come rapace e codardo nell’epiteto “mordi e fuggi”, quando non snobisticamente “cafone”, nonostante sia tra i principali utenti di mostre e musei) e promuovere come “di qualità” i flussi sempre più cospicui di quanti siano in grado di lasciare cospicue somme tra negozi, ristoranti, experiences, e esercizi ricettivi, ovviamente sottacendo che sia proprio l’arrivo di costoro ad alimentare quel mercato della rendita immobiliare che sottrae spazio all’abitare.
Un modello di sviluppo che va fermato. Ora!
Questo modello di sviluppo che sin qui si è mosso con un qualche ritegno contando sulla poca consapevolezza di residenti e turisti, ha ora cambiato passo e progredisce con la velocità di un vortice. Fermarlo però si può e si deve.
Progetto Firenze è nato da un atto di amore per la città da parte di un gruppo di residenti decisi a resistere, gettando dopo giorno un granello di sabbia fatto di contro-informazione negli ingranaggi della macchina del marketing politico.
Approssimandosi la campagna elettorale per il rinnovo dell’Amministrazione comunale, chiediamo quindi apertamente a chi si candida al governo della città di Firenze di impegnarsi per una seria politica di demarketing territoriale. Tradotto in azioni, questo per noi significa come minimo:
- Cessare la continua promozione di nuove forme di turismo (shopping, congressuale, wedding tourism, turismo sportivo, ecc.) e avviare, attraverso i canali della promozione turistica, una sincera politica di informazione sui reali numeri del sovraffollamento turistico in città.
- Cominciare a porre con fermezza il problema della saturazione turistica di Firenze in ogni sede istituzionale.
- Creare ampi e attrezzati spazi per la sosta per permettere a visitatori e residenti di sedersi per riposare, leggere o mangiare, fare la raccolta differenziata, senza essere costretti all’alternativa tra bivacchi di fortuna e l’uso di esercizi a pagamento. Aumentare al contempo il numero di bagni pubblici includendone almeno alcuni gratuiti, e introducendo negli altri tariffe che ne permettano a chiunque l’uso giornaliero a costi contenuti.
- Impegnarsi, anche con l’Anci e in ogni tavolo istituzionale, per una legge che dia ai sindaci la possibilità di limitare il numero di attività di ristorazione, alberghiere ed extralberghiere (il cosiddetto zoning), a tutela dello spazio abitativo e degli esercizi di prossimità.
- Agire con decisione per una modifica del regolamento urbanistico attuale regolamentando con maggior rigore i frazionamenti e cambi di destinazione d’uso.
- Estendere subito a tutto il territorio comunale il cosiddetto “regolamento Unesco” onde prevenire che il risto-albergo diffuso si impossessi anche delle periferie.
- Cominciare a ragionare su delle limitazioni orarie alla movimentazione e sosta dei tantissimi mezzi al servizio esclusivo dei turisti e dei servizi turistici (Ncc, pulmini degli alberghi) che affollano le ztl, ripristinando un sistema adeguato di trasporti pubblici nel centro storico.
- Ampliare il piano d’investimenti per l’housing sociale e per riportare residenzialità nel centro storico.
Per approfondire:
LA POLITICA DEL FUMO NEGLI OCCHI E IL CAPRO ESPIATORIO DEL TURISMO MORDI E FUGGI.
PIÙ CHIAREZZA E TRASPARENZA SUI NUMERI DEL TURISMO A FIRENZE
TURISMO INSICUREZZA DEGRADO. IL LEGAME NASCOSTO CHE CI STA SOTTO IL NASO.