Foto di copertina © Massimo Lensi
Governare una città come Firenze è difficile. Non per il carattere dei fiorentini, che, seppur polemici, hanno una ben radicata tradizione di solidarietà e impegno per il bene comune e nutrono uno sviscerato amore per la propria città. Firenze ha però il gravoso compito di custodire un tesoro dell’umanità: il museo a cielo aperto del Rinascimento. Un museo che è sinora rimasto vivo e vitale proprio perché da secoli è cresciuto come un tutt’uno con il genius loci fiorentino, pur nell’evoluzione storica cui la città non si è mai sottratta. Una straordinaria ricchezza umana, sociale, architettonica e artistica quella di Firenze, che l’ha portata a diventare una delle mete agognate dal turismo globale. Un fenomeno in costante crescita nell’ultimo decennio raggiungendo oggi dimensioni preoccupanti.
Firenze è una città fragile – si sente dire spesso e lo ripetiamo anche noi.
Se davvero s’intende governarla per traghettarla nel futuro, non si può prescindere una mappatura accurata dei flussi di arrivi e presenze turistiche onde impostare una seria riflessione politica sul disegno da dare alla nostra città. Il compito è gravoso, ce ne rendiamo conto. Ancora una fetta consistente delle locazioni turistiche sfugge ai monitoraggi ufficiali, mentre una quota significativa di turisti in arrivo ogni giorno con i bus o altri mezzi, percorre il centro storico in poche ore sfuggendo ai controlli statistici (recenti notizie stampa quantificherebbero gli escursionisti mordi e fuggi nel 28% delle presenze totali). Senza questi dati però la città è destinata a divenire ingovernabile – basti pensare all’impatto del turismo sulla programmazione d’infrastrutture come il tram o l’aeroporto o di servizi come lo smaltimento rifiuti – e il suo futuro denso di nuvole. Per questo abbiamo iniziato a offrire la nostra collaborazione critica, anche con una petizione per una legge a tutela delle città assalite dal turismo di massa, e a pungolare su questo argomento l’amministrazione comunale.
Dati ufficiali ci sono, ma… discordanti.
Occorre dar atto all’amministrazione di aver compiuto un’ottima scelta nel commissionare ben due studi, a Vodafone nel 2016 e a Tim nel 2017, sui “data analytics” dalle schede telefoniche in movimento nel comune di Firenze, per avere esatta contezza dei numeri di persone presenti in città e dei loro spostamenti. Purtroppo però, nonostante siano stati presentati e poi pubblicati sul sito del comune – e quindi ufficiali – i numeri di questi studi, su cui torneremo a breve, sembra si sia davvero in pochi a conoscerli e a tenerne conto. All’inizio dell’estate le proiezioni di alcune associazioni di categoria prefiguravano con entusiasmo il raggiungimento di 18 milioni di presenze turistiche per fine anno. Da qualche tempo, però, di queste cifre non se ne sente più parlare, come se, con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative, su questi numeri fosse calata una cortina di imbarazzo. E non va meglio sul fronte istituzionale: succede, ad esempio, che la vice sindaca, dopo le punzecchiature del Mibac sul degrado del centro storico, se la cavi con vaghezza dicendo che Firenze è una città “invasa da una massa di turisti”. Meno sfuggente il Sindaco che, pochi giorni prima, di ritorno da un incontro ad Atene sulle strategie per scongiurare l’overtourism, ha quantificato in 10 milioni le presenze turistiche annue. Il comunicato del Sindaco specificava tali numeri come “dati ufficiali”, e come tali sono stati puntualmente ripresi dai giornali.
Nel 2016, però, lo studio Vodafone mostrava che le presenze turistiche erano già venti milioni.
Se siete giunti a leggere fin qui vi starete chiedendo dove sia il problema. Ebbene, parrebbe stare nel fatto che i risultati dello studio Vodafone del 2016, indicavano con chiarezza che il numero delle presenza turistiche a Firenze sarebbe stato – a esser generosi – sin qui sottostimato di quasi il 50%.
L’elaborazione dei data analytics raccolti tra maggio e settembre 2016 svelavano infatti che già per il 2016 più di 5 milioni di pernottamenti erano sfuggiti alle rilevazioni ufficiali e che, a fronte di un totale annuo di 9.425.744 presenze registrate dagli esercizi di accoglienza “ufficiali”, le presenze uniche di turisti da stati esteri e da altre regioni italiane erano invece stimabili in 18.514.705. Se poi a queste si sommavano le presenze uniche di visitatori toscani, pari a 1,7 milioni, si arrivava a totale di 20,2 milioni di presenze turistiche uniche raggiunte già due anni fa. Perché, quindi, il Sindaco, che lo scorso anno presentando lo studio Vodafone diceva “…questa analisi ci dà una mappa corretta e aggiornata per analizzare i flussi e governarli”, nel 2018, parla ancora di 10 milioni di presenze? Anche ammesso che l’analisi dei “data analytics” abbia un certo margine di errore, è evidente che basarsi unicamente sui “dati ufficiali” provenienti dalle strutture ricettive comporta errori di valutazione ben più grandi.
Dove siamo oggi?
Dei dati Vodafone del 2016 l’amministrazione ne ha fatto buon uso – va detto – almeno come sprone per contrastare gli affitti in nero e l’evasione della tassa di soggiorno. Ma poi sembra essersi fermata lì, senza aprire una seria – e pubblica – riflessione sulle capacità della città e dei suoi abitanti di sostenere un numero di ospiti francamente sproporzionato rispetto al l’attuale tessuto urbano e sociale di Firenze. Piuttosto, ancor oggi, si continua a dire che tutto va bene e si prosegue a promuovere, anche indiscriminatamente, un ulteriore aumento dei flussi turistici. Come può percepire chiunque si muova e viva per le strade del centro di Firenze non c’è ragione di pensare che negli ultimi due anni vi sia stata una controtendenza e un calo degli arrivi rispetto al 2016. Anzi. Gli studi degli uffici della città metropolitana dicono che il flusso dei turisti a Firenze è in vigorosa crescita. Purtroppo, la presentazione dello studio Tim del 2017 mostra numeri aggregati in modo diverso e non permette il confronto con i risultati dello studio del 2016 – un vero peccato che si fatica ad accettare. Come che sia, l’analisi condotta in quello studio sulle presenze in città nel mese di settembre 2017 mostrava una media in crescita dell’11,8% rispetto allo stesso mese del 2016. Scomponendo le presenze in un singolo giorno “tipo” del mese privo di particolari eventi in città, i dati indicavano che un 34% delle presenze era da attribuire a “visitatori”, di cui 13,5% stranieri, 5,6% italiani e 14,9% toscani. Il restante 66% erano domiciliati in città e pendolari. Se da questi dati provassimo fare una proiezione per calcolare il numero delle presenze totali a fine anno, i numeri sarebbero agghiaccianti. Ma, non disponendo dei dati originali, nessuna proiezione avrebbe legittimità scientifica e poiché siamo persone serie ci asteniamo dal farle.
Firenze è già in Overtourism?
A giudicare dalla trasformazione che l’economia del turismo ha già provocato nel centro storico di Firenze e nelle aree limitrofe, parrebbe legittimo concludere di si. La gentrificazione avanza, il mercato immobiliare registra una vera e propria corsa per gli immobili da destinare ai turisti, interi condomini e quartieri sono stati riempiti di attività extralberghiere, ristoranti ed esercizi di somministrazione, i cui rifiuti riempiono le strade al mattino, gli affitti sono diventati proibitivi, il costo della vita è aumentato e i servizi peggiorano.
Di fronte a tutto ciò diventa ancora meno accettabile che per enumerare le presenze turistiche a Firenze si continui a far riferimento solo e unicamente ai più rassicuranti numeri provenienti dai conteggi delle registrazioni alberghiere, pur sapendo che così facendo si sottostima grandemente un fenomeno che è urgente governare.
Possiamo solo augurarci che l’amministrazione cominci in modo franco e trasparente a fare chiarezza, rendendo accessibili online a tutti non solo i numeri resi disponibili dalle attività ricettive professionali, ma anche quelli utilizzati negli studi dei mobile analytics. Studi che, data la complessità del fenomeno, ci auguriamo continuino. Non vorremmo, infatti, che l’incipiente tornata di elezioni amministrative, distraesse qualcuno dal fare i conti con quello che, di tutta evidenza, è una delle principali criticità da affrontare per governare lo sviluppo infrastrutturale e urbanistico della Firenze futura.