PROGETTO FIRENZE LANCIA LA PETIZIONE PER FERMARE L’OVERTOURISM: UNA LEGGE SPECIALE PER SALVARE FIRENZE E LE CITTA’ D’ARTE
Firenze, 26 settembre 2018
Firenze è una città fragile.
L’associazione Progetto Firenze è nata per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sui disagi che la saturazione turistica provoca nel tessuto economico e sociale della città gigliata. Un fenomeno che prende il nome di Overtourism, ovvero la situazione in cui gli abitanti e gli stessi visitatori percepiscono che il numero di turisti è eccessivo e che la qualità della vita nel luogo, o la qualità dell’esperienza turistica, sono deteriorate in modo inaccettabile. Un fenomeno comune a quasi tutte le città d’arte in Italia e in Europa assalite da un tipo di turismo “mordi & fuggi” che non lascia spazio all’interazione culturale e ridefinisce in peggio gli aspetti chiave della nostra vita quotidiana.
Per questa ragione Progetto Firenze presenta una petizione rivolta al Parlamento italiano al fine di promuovere una legge speciale per tutte le città turistiche; legge del resto richiesta anche da molti soggetti economici e sociali. La petizione si basa sui risultati delle ricerche di numerosi centri studi turistici. I trasporti, l’energia, i metodi di produzione, la stessa partecipazione civica sono messi in scacco dall’Overtourism. Se si vuole progettare seriamente la città del domani, è importante aprire il dibattito e aiutare i momenti di discussione e confronto.
La petizione sarà inviata al Governatore della Regione Toscana, al Sindaco di Firenze e a tutti i parlamentari della commissione attività produttive, commercio e turismo di Camera e Senato.
Si può sottoscrivere la petizione qui sulla piattaforma Change.org
Questo il testo della petizione:
StopOVERTOURISM! LEGGE SPECIALE PER LE CITTÀ D’ARTE ASSALITE DAL TURISMO MORDI E FUGGI
Firenze precipita a capofitto nell’Overtourism e nessuno pensa ancora di tirare il freno. Diciotto milioni di presenze turistiche per il 2018, in gran parte concentrate nei 5 km quadrati dell’area dichiarata patrimonio mondiale dall’Unesco. Uno spazio in cui bar, ristoranti ed esercizi di somministrazione hanno soppiantato i negozi di prossimità, le botteghe artigiane e pressoché ogni altra attività commerciale non utile a soddisfare i turisti. Quello che era il museo a cielo aperto del Rinascimento è oggi un gigantesco mangificio: 217 esercizi di somministrazione alimentare per Km2, circa uno ogni 10 metri. Non c’è strada o piazza in cui il Comune non abbia concesso a tali esercizi di aprire dehors, per un totale di 14.000 metri quadri di suolo pubblico affittati ai privati e sottratti alla fruibilità collettiva. Nel solo centro storico quasi 8000 immobili (il 18% del totale) sono stati sottratti alla residenza per trasformarli in strutture extralberghiere per turisti offerte al mercato internazionale tramite le piattaforme online. A pagarne le conseguenze sono gli stessi turisti e, soprattutto i residenti.
I residenti sempre più spinti ad andarsene.
Solo negli ultimi 9 mesi a Firenze 500 persone sono state sfrattate per far spazio ad affitti turistici. Le poche famiglie che ancora resistono nel centro storico sono sempre più isolate in condomini altrimenti trasformati in bed & breakfast. Come se non bastasse, quanti non si sono ancora rassegnati alla fuga devono far fronte ai crescenti canoni di affitto e a impennate di spesa per oneri condominiali e pubblici servizi, da cui scorporare i costi riconducibili ai consumi dei turisti non è cosa ovvia in base alla vigente legislazione. Un fenomeno che si sta estendendo anche ai quartieri di Firenze prossimi al centro e facilmente raggiungibili con le nuove linee tramviarie. E laddove non arriva il turismo subentra l’abbandono e l’incuria per mancanza di risorse, sorveglianza e servizi, necessariamente concentrati sulle aree più frequentate.
Urge un intervento per fermare la distruzione di città e luoghi di interesse artistico.
Fenomeni simili, e forse anche peggiori, sono in corso da tempo a Venezia, Matera e in tutte le città d’arte, i siti Unesco e i piccoli borghi d’Italia, distruggendone il tessuto umano, sociale e produttivo per far posto a un’economia di breve respiro che consumando e svilendo la bellezza locale, paradossalmente danneggia la propria principale attrattiva. La ricchezza che tutto questo genera in loco poggia sulle basi dell’effimero, tanti sono i capitali e gli interessi estranei che a poco a poco si stanno impadronendo della città.
Non siamo contro i turisti, che come i residenti subiscono la mercificazione delle città d’arte e ne perdono la fruibilità in un meccanismo di accoglienza divenuto impossibile per eccesso di rialzo nel numero di ospiti. Per tutti, visitatori e residenti chiediamo al Parlamento Italiano una legge speciale per salvaguardare il tessuto vitale delle città d’arte.
Petizione al Parlamento italiano per una legge speciale.
Una legge per le città d’arte che:
– garantisca ai Sindaci, o alla maggioranza dei due terzi del Consiglieri comunali,la facoltà di limitare l’accesso di turisti in specifiche aree della città;
– istituisca pubblici registri comunali per chiunque eserciti attività di ricezione turistica, professionale e non, e per le concessioni di occupazione del suolo pubblico a scopi commerciali;
– disponga precisi limiti restrittivi all’uso del suolo pubblico a fini commerciali;
– attribuisca ai sindaci poteri – e doveri – speciali riguardo l’introduzione di limiti, numerici, di orario e di localizzazione, alle licenze commerciali di somministrazione alimentare e alle attività di ricezione extralberghiera (professionale e non), eventualmente anche restringendo il numero di immobili destinabili alla locazione turistica in specifiche aree cittadine;
– attribuisca alle amministrazioni comunali il potere di impedire l’accesso, la circolazione e la sosta in specifiche aree della città ad autobus, pulmini o auto, anche del servizio pubblico, adibiti al noleggio con conducente o al trasporto merci;
– disponga che la raccolta e lo smaltimento rifiuti prodotti dalle utenze commerciali sia fatta separatamente da quella delle utenze private e che per tutti la relativa tariffa sia calcolata non più sulla base dell’estensione dell’immobile, ma in base a tipologia e quantità di rifiuti generati;
– introduca opportune modifiche nel Codice Civile per consentire ai condomìni di ripartire le spese delle attività ricettive (professionali e non) eventualmente presenti non più proporzionalmente ai millesimi di proprietà, ma in base a specifiche tabelle approvate dalla maggioranza dei partecipanti all’Assemblea condominiale.