La scorsa settimana allo sportello è arrivata forte e chiara la voce dei residenti dell’Oltrarno, di chi vuole restarci a vivere e di chi ne è scappato per ritrovarsi di nuovo a fronteggiare gli stessi problemi nel Quartiere 5. Persone che vivono nei condomini come ospiti sgraditi in casa propria, costrette ad accollarsi spese che non dovrebbero essere di loro competenza e a convivere forzatamente con quello che, nella concretezza quotidiana della vita condominiale, altro non è che un albergo diffuso.
Nel frattempo, la politica cittadina sembra intenta a dibattere solo sugli ovvi limiti della zonizzazione (ne scrivemmo a lungo già lo scorso anno qui), o su quanto più utile sarebbe una legge nazionale come quella proposta da ATA con cui collaboriamo da tempo (ne parlammo per tempo qui e qui). Qualcuno indugia ancora a rivendicare piena libertà di disporre della proprietà privata, salvo evidentemente far finta di non vedere che si preoccupa solo della propria. Qualcun altro ammette invece che limiti sono necessari, ma – sia chiaro – solo per le grandi proprietà immobiliari, perché i piccoli proprietari al massimo si limitano ad arrotondare il proprio magro reddito, esercitando un diritto che – per carità – non s’ha da discutere!
Noi, invece, continuiamo a ritenere che regole servano, uguali per tutti e disegnate per tutelare i diritti di tutti quanti a Firenze risiedono, lavorano, studiano, o vorrebbero farlo.
Persone che già da troppo tempo stanno pagando i costi altissimi delle magnifiche sorti progressive di un turismo che gli si dice diffonde ricchezza, ma a loro costa e basta. Persone che, se gli propini le favolette bonarie sull’arrotondamento del reddito del vicino – quello che nel proprio appartamento ha piazzato 4 bagni e 8 letti più due di riserva in caso la comitiva del sabato sia più numerosa – ti sbattono sul naso le fatture degli spurghi che tocca chiamare almeno 3 volte l’anno, contro 1 ogni due anni di quando in condominio c’erano solo famiglie e uffici. Quelli di cui si parla senza ascoltarli, o peggio ridicolizzandone le istanze, come fossero piccoli problemi di malcostume di questo host o di quel turista, quando in realtà a schiacciarli è un sistema che si continua ad alimentare e consolidare in favore dell’industria del turismo.