Firenze 1 aprile 2020
La tragica realtà che la pandemia ha imposto a tutti e la conseguente crisi economica che ha già colpito molti e si prefigura per tutti, costringe ciascuno di noi a rivedere criticamente le scelte fatte e i piani per il futuro. Giusto e sacrosanto, quindi, che a farlo sia anche chi è stato investito del compito di governare una comunità complessa, come la città di Firenze.
Apprezziamo molto che il Sindaco, Dario Nardella abbia voluto esprimere una ferma critica a quel modello di sviluppo turismo-centrico, che per anni si è perseguito ignorando ogni segnale di allarme e respingendo ogni critica, quand’anche costruttiva come quelle che ci siamo sempre sforzati di proporre. Condividiamo anche le preoccupazioni espresse dal Sindaco per l’immediato futuro, così come l’irrimandabile necessità di reintegrare nella vita della città il centro storico di Firenze, riportandovi residenti che lo abitano davvero e spostandone l’essenza dalla rendita alla vita vissuta.
La realtà però non fa sconti e non permette di sognare a occhi aperti. La crisi economica e sociale cui l’emergenza sanitaria ci sta consegnando è sotto gli occhi di tutti, così come i mancati introiti e le difficoltà di bilancio delle casse pubbliche. Se davvero desideriamo far rinascere Firenze, serve la partecipazione attiva di tutte e tutti, senza escludere nessuno. Prima che di un comitato di esperti abbiamo bisogno di ripartire da un nuovo patto di cittadinanza in cui ciascuno possa riscoprire il valore dell’ascolto e della collaborazione, sentirsi soggetto e non assoggettato, in un mecenatismo diffuso che sappia fare della complessità valore riconosciuto su cui investire il proprio impegno. Firenze è di chi la vive e ci vive, di chi ci lavora e di chi ci studia. Firenze è di tutti quelli che la amano davvero, non di chi si limita a sfruttarne il consumo, non dimentichiamocelo.