Riporteremo residenti in centro! Ormai non si contano più le occasioni in cui il Sindaco ha proclamato programmi per invertire il trend, ormai decennale, che spinge i residenti ad abbandonare il centro storico di Firenze.
E mentre si attende che i programmi, declinati sempre al futuro che verrà, atterrino nella concretezza presente, la qualità della vita di chi vi è rimasto è semmai molto peggiorata.
In attesa che l’assedio dei turisti torni a sequestrarne le strade ogni giorno, a togliere il sonno ai residenti ci pensano vecchi e nuovi attori di quel parco mangia e bevi cresciuto a dismisura nelle sue strade. Con una media di 300 nuove aperture l’anno nell’ultimo quinquennio, le attività di somministrazione a Firenze sono cresciute di pari passo ai flussi turistici, portando il comparto a dimensioni sproporzionate. Il regolamento sul commercio in area Unesco, arrivato tardi e con troppi buchi iniziali, non ha del resto avuto grande impatto sul numero già stellare di attività operanti nell’area. Altrettanto poco effetto ha il regolamento comunale sulle attività rumorose, stante la riduzione del comparto deputato ai controlli. L’emergenza covid ha poi portato con sé altri regolamenti straordinari che, nell’estendere spazio e tempo di apertura per bar, pub e ristoranti, hanno, con poca lungimiranza, escluso qualunque forma di salvaguardia dei diritti di quanti vi vivono sopra o attorno.
Parrebbe, dunque, che ai residenti non resti che far da sé. Ma come?
C’è chi chiama tutta notte la forza pubblica, chi si affida alle secchiate d’acqua lanciando la campagna social #acquadallalto, chi organizza azioni collettive scrivendo documentati esposti alla magistratura, chi invoca cancellate, chiusura delle piazze e contingentamento degli ingressi. Azioni in ordine sparso, cui l’Amministrazione ha risposto (e non sempre) con lentezza così esasperante da sembrar studiata per evitare di affrontare i nodi squisitamente amministrativi alla base di fenomeni generalizzati. Fenomeni che, invariabilmente, degenerano in seri problemi di ordine pubblico ora qui ora là.
Di volta in volta si procede con lo scegliere quali e quanti residenti incontrare, escludendo a priori il coinvolgimento del Consiglio Comunale e dei Consigli di Quartiere, in modo da isolare ciascun contesto, incassare facili successi e sterilizzare l’efficacia degli esposti.
Accade così che, potenza del troppo sonno perso e dell’emergenzialità della situazione subita, ogni volta i residenti cadono nel tranello rischiando di dividersi ulteriormente, perché il riposo recuperato in una piazza torna a perdersi poco più in là.
Così continuerà a essere sino a quando non si troverà la forza di fare davvero fronte comune per porre con fermezza la necessità di cambiare alla radice il modello di sviluppo di questa città. Per farne ambiente vivibile e vissuto in ogni sua piazza e strada da persone che ci vivono e lavorano in equilibrio tra loro. Senza cancellate e senza transenne.