Foto di copertina © Emanuele Baciocchi
Sul finir dell’estate, come ogni anno, si è riaccesa la polemica sulla raccolta dei rifiuti a Firenze. Le associazioni delle categorie più coinvolte nei servizi al turismo lamentano – a ragione – l’indecoroso stato delle strade del centro storico, prontamente ricoperte ogni mattina da mucchi di carta e cartone in attesa del servizio di raccolta. Le pagine social animate dai fiorentini sono, invece, tutto l’anno piene di foto che documentano i tanti miglioramenti necessari anche altrove, ma – a torto – delle periferie poco parlano i giornali e i comunicati delle associazioni di categoria.
La produzione dei rifiuti a Firenze.
Il database dell’ISPRA ci informa che nel 2016 il solo comune di Firenze ha prodotto 240.573 tonnellate di rifiuti, tra cui spiccano quasi 34 mila tonnellate di carta e cartone, oltre 10 mila tonnellate di plastica e più di 46 mila tonnellate di frazione organica dal difficile utilizzo. Già perchè, complice anche l’introduzione in molti quartieri di cassonetti per l’indifferenziato apribili solo con apposita chiavetta, a Firenze nei contenitori per la raccolta differenziata ci finisce di tutto.
Quanti sono i rifiuti prodotti dal turismo?
Incredibilmente, poco o nulla si sa sui rifiuti generati dai turisti in visita a Firenze e, in generale, dai cosiddetti city users. Nessuno database pubblico permette di sapere quanti rifiuti producano direttamente i turisti, o le miriade di esercizi di accoglienza e somministrazione nati al loro servizio. Numeri che, invece, sarebbe auspicabile fossero ben chiari sia a chi amministra la città e dispone le tariffe per lo smaltimento dei rifiuti, sia ai residenti che dell’amministrazione pagano i costi.
Raccogliere e smaltire rifiuti costa assai.
Il costo di gestione nel 2016 è stato di 197 € pro capite e, dato che l’unico denominiatore utilizzabile per suddividere la spesa complessiva è il numero dei residenti, ogni abitante di Firenze risulta produrre circa 630 kg di rifiuti all’anno. Attenzione, non è che questo risultato sia simbolico, perchè alla fine a pagare per tutti i rifiuti prodotti a Firenze sono solo i titolari delle utenze: quelle domestiche, tra cui ricadono discutibilmente molti immobili utilizzati per affitti turistici, e quelle non domestiche. Costi che i titolari delle utenze coprono per tutti, city users compresi, pagando una tariffa annuale calcolata sulla base dei metri quadri dell’immobile, indipendentemente dal numero di persone che lo utilizzano, e nel cui computo ci risulta – ma saremmo felici di essere smentiti – non entrino i tanti dehors che, nella sola area Unesco, si estendono per ben 14 mila metri quadrati.
Un monitoraggio fattibile e necessario.
Eppure, un computo seppur approssimato dell’impatto del turismo sui rifiuti dovrebbe essere fattibile se lo stesso Ad di Alia, Livio Giannotti, già nel 2017 e di nuovo nel 2018, attribuiva il forte aumento dei rifuti raccolti nel centro storico alla crescita spropositata dei flussi turistici e degli esercizi di somministrazione e accoglienza nell’area Unesco. Un’area, questa, di pochi chilometri quadrati, in cui si potrebbe cominciare a monitorare con precisione quantomeno la quantità di rifiuti prodotti dai residenti o dagli esercizi commerciali, tanto più che la raccolta porta a porta dalle utenze domestiche e non dovrebbe avvenire in tempi differenti. A necessario complemento, si potrebbe riservare l’uso delle isole ecologiche alle utenze domestiche, monitorando e sanzionando gli esercizi commerciali che ne continuassero – come ora accade – a farne abuso intasandole di voluminosi sacchi.
Questo a nostro parere dovrebbe fare il Comune.
E altro ancora, a partire dal distribuire in tutte le strade cesti per la raccolta differenziata – se davvero si vuole arrivare al 70% entro il 2019 – per arrivare finalmente a ripartire con equità i costi dei rifiuti e del turismo a Firenze, con una tariffa che poi premi con sconti concreti le utenze virtuose.