UNA BUONA NOTIZIA: LA GIUSTIZIA RIPARATIVA SBARCA ANCHE A FIRENZE

UNA BUONA NOTIZIA: LA GIUSTIZIA RIPARATIVA SBARCA ANCHE A FIRENZE

Firenze, 18 gennaio 2020

L’accordo tra Città Metropolitana, Comune, Tribunale e Procura di Firenze, con il coinvolgimento di altri attori tra cui la locale Camera Penale, per consentire l’accesso alla messa alla prova presso gli uffici giudiziari è un piccolo, ma significativo passo in avanti verso una nuova concezione della giustizia, che timidamente inizia a farsi strada anche in Italia. Stiamo parlando della cosiddetta giustizia riparativa: un approccio in cui il danno che la società ha ricevuto è messo, a determinate condizioni fissate dalla legge, in primo piano rispetto all’esigenza punitiva. L’obbligo, per l’autore del reato è quindi quello di risarcire la società o le persone danneggiate dalle conseguenze lesive della sua condotta, attraverso lavori di pubblica utilità, in questo caso la digitalizzazione dei procedimenti penali, per accelerare la realizzazione del processo penale telematico.

Di fronte all’ondata di populismo penale che stiamo vivendo, e sopportando, qualsiasi esperimento di giustizia riparativa è da accogliere con estremo favore.

Il sovraffollamento delle carceri pur in presenza di meno reati in Italia, come denunciato dal Garante nazionale dei diritti delle persone detenute, e lo stato di degrado strutturale dei nostri istituti penitenziari dovrebbero chiamare tutti noi alla difesa intransigente dello Stato di Diritto.

Il pericolo di realizzare una società disciplinare basata sul controllo e lesiva dei diritti fondamentali della persona, in nome di un allarme sicurezza tutto da dimostrare, è alle porte.

È ormai chiaro che se da una parte l’esigenza “tendenzialmente” rieducativa della pena, come fissato dalla nostra Costituzione, è in evidente crisi, dall’altra si sta spianando la strada a forti innesti di giustizia punitiva, pur già presente nel nostro ordinamento, che porterebbero a gravi disagi negli equilibri sociali del nostro Paese. Senza contare i rischi di una privatizzazione dell’esecuzione di pena, sempre dietro l’angolo quando si parla di piani di edilizia carceraria.

Tutti gli sforzi devono essere rivolti, perciò, ad abbattere gli elementi di crisi della rieducazione, rafforzando le aeree trattamentali nei nostri istituti penitenziari, e a dare forza a esperimenti di giustizia riparativa come quello in corso di avvio triennale a Firenze.

Una soluzione che renderebbe ancora più lineare il logico inserimento dell’esecuzione di pena all’interno del tessuto sociale della complessità urbana. Il carcere è città a tutti gli effetti, e come tale andrebbe vissuto. La pena deve essere visibile a tutti, anche per abbattere il pericolo della recidiva, e contraria alle pericolose dinamiche del populismo penale.